Desert Yacht Club: cosa ne pensa la stampa di settore

A poco più di un mese dalla sua uscita, Desert Yacht Club continua a far parlare molto di sé, tanto il pubblico, che è riuscito a coglierne appieno l’essenza e il viaggio emozionale che lo circonda e ne permea il contenuto, quanto la stampa, che lo ha accolto all’unanimità come uno dei meglio riusciti di questi (quasi) venticinque anni di carriera della band.

Rockol.it, tra i tanti, ne parla come di “un disco di frontiera, solido nel ricombinare i propri elementi narrativi, uscendo fuori dai suoi territori senza paura di rischiare”, in cui, “liberi da costrizioni, i Negrita hanno lasciato entrare di tutto nelle session di scrittura”. Sempre secondo Rockol, “nel disco sono presenti vigori roots e country, funky, reggae, ma anche noise e quel piglio di elettronica che i tre amici hanno innestato nel proprio sound a dare nuova materia a una formula ben collaudata”. Sempre sulle nuove sonorità e sulla voglia di non ripetere degli sterili cliché insiste Spaziorock.it, che definisce Desert Yacht Club “un disco coeso e coerente”, spinto da una band cambiata nel tempo insieme alla propria musica, ma che non dimentica il proprio imprinting. Ancora più a fondo va, poi, Musicattitude.it che parla senza paure di smentite di “un album dal tono più malinconico di quanto sia loro usuale, un’attitudine di tono rock di protesta e allarme sulla condizione sociale, che si abbraccia ad una resa musicale sempre di ampissimo spettro”, sottolineando poi quanto “il tutto sia sempre confezionato in una cornice pop, che addolcisce e smussa gli angoli rendendo l’album piacevole e fruibile per tutti”, senza “mai concede ai detrattori lo spunto per gridare alla banalità e ripetizione”. Anche Spettakolo.it mette in evidenza la rottura con gli stilemi di un tempo, appurando come i Negrita stessi “non amino ripetersi e se, in fase di lavorazione del disco, un pezzo ricorda troppo qualcosa del passato, questo viene scartato”. Anche se alla fine, tuttavia, “lo stile dei ragazzi di Arezzo è sempre inconfondibile ed emerge tra le pieghe dell’album”. Classic Rock, infine, sulle sue pagine si sofferma sull’evoluzione musicale della band che, “senza mai adagiarsi sugli allori”, è stata capace di creare un “lavoro di alta qualità, con una produzione impeccabile e brani efficaci”.

Insomma, la stampa nazionale ha colto perfettamente la filosofia che sta dietro ad un album la cui importanza e la cui natura catartica vanno ben oltre il mero aspetto musicale.

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