Volevate delle novità? E noi che, siamo degli infami, ve ne daremo una alla volta! Il 2019 sarà un anno straordinario per i Negrita. Abbiamo delle cosine speciali tra le mani e la prima profuma decisamente di…fiori! La Negrita torna sul luogo del delitto. Vamos a Sanremo! Ma a modo nostro…
A proposito, I RAGAZZI STANNO BENE.

Può senz’altro essere utile immergersi nella quotidianità, ma il nostro habitat è un altro e scoprirsi troppo a lungo impegnati o immersi in qualcosa non è mai un buon segnale. Non vorremmo mai esser troppo distratti dalla possibilità di guardare avanti. Purtroppo, la crisi in corso non sembra avere prospettive ne’ sbocchi rassicuranti, e il pianeta in questo momento è come una macchina in panne avvolta nel fumo e ferma sul bordo della strada…Pure la strada sembra non essere quella giusta. Piuttosto che continuare a premere con frustrazione sull’acceleratore, è forse il caso che diamo insieme, con calma, un’occhiata al motore. Negrita (da un’intervista del 2008)

Il tempo ha una realtà oggettiva o soggettiva? E come bisogna immaginare la direzione del suo scorrere? Si tratta di un andamento circolare, in base al quale tutto ciò che accade è destinato a ritornare eternamente seguendo il divenire ciclico con cui la natura stessa sembra manifestarsi? Oppure il tempo è assimilabile a un processo lineare, per cui il passato è qualcosa di irrimediabilmente trascorso e irrecuperabile e il futuro scorre inevitabilmente verso un fine provvidenziale?

Nel caso di un album come HELLdorado, dall’uscita del quale, senza nemmeno accorgersene, ricorrono oggi i dieci anni, questi aspetti convivono perfettamente. Da una parte, tutto resta sempre com’era, come quando ti fiondavi nel negozio di dischi più vicino per scoprire cosa sarebbero riusciti a tirare fuori dal cilindro quella volta i tuoi beniamini. O come le parole stesse dei Negrita, che profeticamente sembrano provenire da interviste di questi tempi. Dall’altra, ti accorgi che qualcosa è andato irrimediabilmente perduto, come è giusto e normale che sia. Cosa resta allora oggi di un album che tanto i fan quanto i Doc continuano a ritenere una delle perle più preziose di una carriera prossima a varcare il traguardo delle venticinque primavere? Se è vero che scegliere tra i propri dischi sia qualcosa che si avvicina molto a scegliere tra i propri figli, è anche umano pensare che, soprattutto l’arte, sia figlia di un particolare momento, difficilmente replicabile e altrettanto difficile da guardare dall’alto di una maggiore saggezza. Quel che è certo, è che dopo tanti anni, HELLdorado non abbia perso un briciolo della carica e della magia che lo pervadeva negli ultimi giorni di ottobre del 2008. Fu in quell’occasione che i Negrita riuscirono ad amalgamare alla perfezione i loro presente e passato musicale, i fiati e le chitarre, creando quanto di più vicino possibile alla loro reale essenza. La contaminazione divenne finalmente qualcosa da utilizzare con piena consapevolezza, ormai certi che il loro pubblico avesse compreso meglio di chiunque altro la strada intrapresa pochi anni prima. Con esso tornò anche la voglia di provocare gli animi, di scagliarsi contro i costumi di una società che sentivano sempre meno vicina, ma che non si erano ancora rassegnati a veder sprofondare nel baratro. Tutto tenuto insieme da un amore mai sopito per l’arte, per la vita e, perché no, per il rischio. Ne sono passate di stagioni da allora in casa Negrita e tante ne passeranno ancora, ma, riascoltato oggi, HELLdorado ci dimostra che in quei febbrili mesi che ne precedettero l’uscita i Negrita riuscirono davvero a creare qualcosa di immortale. Un classico, che può benissimo prescindere dalle leggi di spazio e tempo.

Il 2018 si avvicina lentamente alla conclusione, ma non è ancora tempo di bilanci in casa Negrita. Dopo la messe di consensi legati all’uscita di Desert Yacht Club e reduci da un tour trionfale in giro per la penisola, il prossimo 13 ottobre, i Doc saranno tra i principali protagonisti di IMAGinACTION, il festival internazionale del videoclip che avrà luogo a Cesena dal 12 al 14 dello stesso mese, presso il Teatro Bonci. Chi li conosce a fondo, sa perfettamente quanto lavoro ci sia stato dietro ogni singolo clip della loro carriera, un processo grazie al quale musica e immagini hanno finito per diventare un’entità terza. L’iniziativa, oltre a riconoscere ancora una volta l’importanza e il peso della band in un settore come quello in questione, si prefigge come scopo quello di coinvolgere maggiormente appassionati e opinione pubblica circa una delle più innovative e diffuse forme di comunicazione al mondo, che ha contribuito a creare intere generazioni di creativi e che, con il passare del tempo, ha certamente assunto connotati di vera e propria opera d’arte. L’iniziativa è legata anche ad un’importante petizione, promossa dall’organizzazione del festival e dalla Federazione Industria Musicale Italiana (FIMI), volta a sensibilizzare lo Stato Italiano, che non li ritiene ancora eleggibili per godere del tax credit previsto per le produzioni audiovisive, considerando tali opere alla stregua di film porno, di video che incitano all’odio razziale, sessuale, di religione e di semplici messaggi promozionali. Popolo della Negrita, ci si vede a Cesena. Non fate scherzi!

La musica è finita, gli amici se ne vanno, cantava Ornella Vanoni alla fine degli anni sessanta. Tuttavia, le serate estive del Desert Yacht Club Tour sono state tutto fuorché inutili. Sono state un’esplosione di abbracci, sorrisi, chilometri e paesaggi mozzafiato in furgone, sudate, salti sul palco e sottopalco, pandemoni…. Lo show conclusivo nella suggestiva cavea di Taormina, straripante di felicità e visto in diretta streaming da quasi duecentomila persone, non ha solo confermato lo splendido stato di forma dei Doc, ma ha anche dimostrato per l’ennesima volta quanto il rock’n’roll non sia cosa per tutti. E che i Negrita, in questo campo, siano dei pesi massimi indiscussi. Se già le date primaverili avevano lasciato presagire una di quelle annate da ricordare a lungo, la tranche estiva è riuscita a fare anche di più, aiutata da luoghi e da energie che solo la stagione estiva è in grado di risvegliare. Ora, per la band è il momento di riposare, di ripensare e di recuperare energie. Consci del fatto che la musica non possa fermarsi troppo a lungo e che gli amici, in realtà, siano ancora lì, sotto un palco, ad aspettare il loro ritorno.

Il tour estivo di supporto a Desert Yacht Club sta per concludersi, una serie di date che ha confermato nuovamente l’ottimo stato mentale dei Negrita. I Doc, tuttavia, non hanno certo intenzione di riposarsi sugli allori o, quantomeno, non intendono farlo troppo a lungo. La testa è già rivolta in avanti, a nuovi progetti e alla solita valanga di idee possibili per il futuro prossimo. Intercettati in un raro momento di pausa, Pau, Drigo e Mac ci hanno raccontato qualcosa a riguardo…

La sensazione è che stiate attraversando uno dei momenti più gratificanti della vostra carriera. Almeno sul palco. Si vede dagli sguardi, dalla complicità. In caso contrario, nel progetto cinematografico di cui parlate da qualche mese e in cui siete coinvolti per la colonna sonora, dovreste pensare anche al ruolo di attori principali.

Drigo: “Essere in tour è il momento più entusiasmante e gratificante. C’è la band ’On The Road’, c’è lo scambio con la platea, la performance, l’improvvisazione, caffè la mattina a Genova, pranzo a Roma, cena a Napoli e così via…Tanti input emotivi e concreti, è il massimo. Sì, siamo felici e affiatati. Stiamo portando in giro una festa, è festa ovunque e ad ogni ora. Abbiamo già lavorato per il cinema e sappiamo quanto possa essere divertente comporre musica per un film. Non devi pensare né a fare una hit, né ad accontentare i tuoi fans: maneggi emozioni allo stato puro, guardi le immagini e ti lasci guidare da atmosfere e situazioni: bello! E sì, bello sarebbe prima o poi provare a recitare, sono sicuro che ognuno a modo suo riuscirebbe bene…Scorsese ci chiama tutti i giorni, ma purtroppo al momento siamo in tour ;0)”.

Pau: “Sì, verissimo. Stiamo attraversando un periodo molto positivo tra noi, in un bellissimo clima, come non avveniva da anni. Forse è ancora più chiaro che le grandi crisi servano anche per avere poi grosse soddisfazioni. Insomma, ce la godiamo. Questo è il mood che si è creato con quest’album e con questo tour e noi ne approfittiamo rapacemente (ride, ndr)”

In un post di qualche settimana fa, avete fatto riferimento alla possibilità di tornare a esibirvi nei teatri. Era una battuta o credi che sia un’esperienza replicabile? I fan lo ricordano ancora come uno dei tour più intensi della vostra carriera.

Drigo: Ovvio che sì. Torneremo nei teatri con arsenale acustico e lo faremo a tappeto in tutto il paese. Quelli sì che sono posti adatti alla musica, allo show e ad un contatto concreto con la platea. La vita in teatro è un’esperienza speciale, in Italia ce ne sono di magnifici, veri e propri capolavori. Ispiranti. E un teatro non è né un palazzetto né un parco fuori dal centro. Qui sei nel cuore delle città: nella frenetica routine di un tour, puoi trovare comunque il tempo di far due passi e penetrare nei luoghi, gli usi, i costumi, la storia e i musei dei posti in cui arrivi per lavoro. Abbiam sul tavolo una manciata di progetti da realizzare in coda a questo tour, tornare nei teatri è già in lista.

Cesare: Il tour nei teatri non è un ricordo intenso solo per i fan, lo è anche e soprattutto per noi che lo abbiamo vissuto. Un po’ come quando fai un bel viaggio in un posto in cui non avevi mai pensato di andare e poi torni a casa: passa il tempo e hai emozioni forti ogni volta che ci ripensi, così non vedi l’ora di tornarci. Portare la nostra musica sui palchi dei teatri necessita di un lungo lavoro di preparazione in cui le canzoni mutano di forma, dinamica e profondità e pure quella è una fase per noi molto stimolante…Se in un palazzetto l’emotività è trasmessa in una forma di energia cruda e primordiale, in cui pure il corpo è coinvolto, in teatro è tutto affidato alla musica e all’atmosfera che si crea, a volte in modo unico e minimale con pochi strumenti. E poi quel contrasto tra lo stare seduti e la voglia di saltare via dalla sedia (cosa cui è impossibile resistere ahahah): ci sono stati momenti di euforia globale tra noi e il pubblico nei teatri.

Quindi, se a volte ne parliamo, direi che non è proprio una battuta, ci stiamo pensando come stiamo pensando ad altri progetti, penso che sia solo una questione di priorità e di scelte, ma prima o poi l’esperienza la vorremo rifare.

Pau: Penso che non sia stata una battuta. Quella frase è stata proprio dettata da un’emozione che ho provato in quel momento, forse proprio per il fatto che in questo tour abbiamo riarrangiato tre pezzi con quel sapore. Il richiamo mentale è stato immediato. È da mesi che pensiamo a questa cosa, anzi forse addirittura da anni, perché quella nei teatri è stata un’esperienza coinvolgente, in grado di portarti in un’altra dimensione, in cui ti godi il pubblico e la platea con un altro mood. Oltre al fatto che alcuni pezzi assumono anche un valore in più in quel contesto. Quando ci sarà la possibilità, lo faremo sicuramente.